giovedì 29 gennaio 2015

Blandini: "smettiamola di dire che la SIAE è come un esattore fiscale". La risposta all'articolo di Scorza

"Guido Scorza sceglie di entrare, ancora una volta, e con il consueto livore, in un’operazione mentale ormai trita e ritrita, quella di paragonare il lavoro della Siae a quello di un esattore fiscale, di un applicatore di contravvenzioni, del meccanico e stolto richiedente di “un fiorino!”, dimentico che la missione della Siae è quella di dare la massima tutela economica consentita dall’ordinamento ad un particolare tipo di lavoratore che è l’autore, ed ogni parallelo con una bieca esattoria di tipo fiscale – è noto ormai anche ai meno avveduti – è soltanto un errore concettuale che da parte di molti detrattori viene sempre più raramente, e sempre in malo modo, esibito."

Questa è parte della risposta (piuttosto aspra) fornita all'avvocato Scorza da parte del Direttore Generale della SIAE Blandini e pubblicata come replica ad un articolo di Scorza sul IlFattoQuotidiano.it. Nell'articolo veniva sollevata una questione davvero delicata e poco "simpatica" relativa a "gravissime irregolarità nei controlli e negli incassi dei diritti da parte di SIAE". Rimando alla fonte originaria per avere il quadro completo della questione.

Per approfondire l'argomento, leggi anche: La Siae non è una tassa sull’intrattenimento (ma forse vorrebbe esserlo)

martedì 27 gennaio 2015

La SIAE chiede soldi per una recita scolastica sull'olocausto: "Non siamo senza cuore e anima"

Dopo l'episodio segnalato la scorsa settimana su IlPiccolo di Trieste da un lettore del quotidiano ("Due minuti di musica e 100 euro di SIAE"), è ancora il Friuli-Venezia Giulia la scena del dibattito sulla raccolta dei proventi da parte di SIAE presso piccoli eventi a scopo culturale. Questa volta si parla di una recita scolastica sul tema della memoria dell'olocausto.
Il direttore della sede SIAE regionale però non accetta le critiche e replica precisando che "la SIAE non è senza cuore e anima".
Ecco l'articolo uscito oggi (27/01/15) sul Gazzettino di Pordenone.


____________________________________________________

Ringrazio per la segnalazione via Twitter @GiulioMeduri

giovedì 22 gennaio 2015

Due minuti di musica e 100 euro di SIAE

Un episodio che racconta un episodio emblematico e che fa riflettere sul (mal)funzionamento della gestione collettiva dei diritti in Italia. L'articolo è stato segnalato originariamente su Twitter da @CarloMuscatello ed è tratto dal quotidiano triestino Il Piccolo (edizione del 22/01/15, pagina "segnalazioni").


martedì 6 gennaio 2015

Se vogliamo abolire la SIAE bisogna considerare che...

Nelle scorse settimane il sito Conversomag.com ha aperto una rubrica dedicata al dibattito sull'innovazione della SIAE e intitolata "Sapore di SIAE". Vi si trovano alcune informazioni di base sul funzionamento dell'ente, un sondaggio aperto al pubblico e vari interventi di esperti del settore (artisti, editori, giuristi...). Oggi è uscito il mio contributo, nel quale ho cercato di invitare alla cautela coloro che parlano troppo affrettatamente di radicale abolizione. Lo riporto di seguito. [Simone Aliprandi]


La questione dell’abolizione della SIAE è molto delicata, perché, nonostante i mostruosi segni di malfunzionamento (che sono già stati messi in luce in moltissime altre sedi e su cui quindi non mi dilungo), ad oggi non esiste altro ente in grado di svolgere in modo efficiente l’attività svolta finora da SIAE. Chi spinge con irruenza verso la radicale abolizione è perchè non ha ben chiara la complessità della situazione e quante siano le funzioni demandate a SIAE. Ne consegue che una liberalizzazione della gestione collettiva dei diritti d’autore fatta in modo sconsiderato e avventato rischierebbe di creare ulteriore confusione e aumentare le storture del sistema. Il problema di fondo è che la SIAE incarna in sé non solo funzioni di “rappresentanza” degli interessi dei titolari dei diritti (autori ed editori) ma anche funzioni di “controllo” ramificate in tutto il territorio nazionale. In altre parole, la SIAE non è solo l’ente che (in regime di monopolio) rappresenta gli interessi dei creativi ma è anche una grande rete (burocratizzata e dai meccanismi spesso obsoleti) di uffici e incaricati che si occupano di rilasciare i permessi e di effettuare i vari controlli sul territorio nazionale.
Il primo passo da compiere sarebbe a mio avviso proprio quello di trovare il modo per scindere queste due funzioni della SIAE (e di farlo in ottica di efficienza ed economicità): da un lato creare un ente pubblico che, con regole chiare e con massima trasparenza, si occupi del controllo e dei rapporti con gli utilizzatori delle opere, dall’altro liberalizzare l’aspetto della gestione dei diritti e della rappresentanza degli autori, stabilendo chiare regole per garantire in modo equo e trasparente l’accesso a questa attività da parte dei soggetti privati (associazioni, consorzi, etc.). Inoltre, tutto ciò deve essere fatto con una prospettiva il più possibile internazionale o quanto meno europea, dato che ci troviamo in un mercato del copyright ormai globalizzato. E ciò aggiunge altri aspetti di delicatezza e cautela.